giovedì 21 settembre 2023

A parametro zero


Il mercato senza soldi mi intriga tantissimo. Il mercato senza soldi va in culo agli arabi che di soldi sono pieni e prepara una via tutta europea alla gestione delle squadre di calcio e, cosa questa molto seria, alle partite di calcio giocato. Il mercato senza soldi sta vedere che mi riporta in campo campioni mai sbocciati o eterne promesse nate post industriali e decadenti inconsapevoli, uomini di calcio che pensano troppo o sanno di storia e filosofia, soli nel mondo che piangono di notte i loro malesseri più profondi. Che non ridono, non sanno ridere se non sotto la curva dopo un gol.

Il mercato senza soldi è la condizione per vedere giocar bene al calcio perché riporta a valore un sentimento che stiamo perdendo: la sofferenza. Che non è la solita, retorica anche se vera, sofferenza dei pugili nati nel ghetto. Il calciatore di classe no non ha quel background, non ha una pistola in tasca e di solito ringrazia la famiglia che l'altro, il pugile, manco ce l'ha. Ora con il mercato senza soldi li possiamo ritrovare nei campi di calcio italiani, a partire non dalla serie A dove me li aspetto, ma dalle serie minori dove una volta c'erano e poi sono scomparsi da quando gli hanno detto che il calciatore deve fare vita da atleta se vuole emergere. E sapere gli schemi. Platone e la ricetta dell'eccellenza. Ma è lì nelle minori serie che abbiamo visto tutto il repertorio di classe mai riconosciuta, di alterigia purissima degna di un sovrano di Francia e di fragilità non compatibili con l'establishment ma che ci hanno fatto capire quale è la differenza tra il calcio giocato da anime poetiche che si rintanano in rettangoli quasi mai verdi e rasati che si spaventano nelle pianure della quotidianità e quello praticato da i nuovi atleti del football col gps sulla groppa che sognano l'arabia saudita.

zamoranononsiperde


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