martedì 20 dicembre 2022

La Fine dei tocchetti


 

Il mondiale degli arabi ha detto diverse cose ma su tutte una. Non se ne può più del gioco alla spagnola o alla catalana forse è meglio dire. Contano di più i dribbling. Contano di più i tiri in porta. Contano di più i falli e meglio ancora i fallacci. Scarponi ce ne sono ancora molti in giro, ma con la fine de sto tocchettismo a due tocchi, ritornano quelli che sfondano le porte. Che poi il calcio a due tocchi fa veramente cacare. Innaturale. Il calcio è bello anche perché in una squadra c'è quello che la sa dare di prima insieme a quello che proprio no la sa dare ma che se gli capita tira una castagna al sette e fa gol. Due tocchi. Fa ridere. Uno come buschez è considerato un grande centrocampista perché dicono in telecronaca che tu guardi una partita dove lui gioca e non ti accorgi che lui gioca. Quindi è una cazzata. Oriali ti accorgevi quando giocava o neskens te ne accorgevi eccome. Ma ora basta tutto finito, ritorna al dribbling il calcio. Ritornano i lanci lunghi, le scivolate, le esitazioni. Ritornano gli eroi insanguinati, sporchi, stanchi, poco allenati. Ritorna il vero calcio.

Poi suona la sveglia e mi alzo dal letto. Brutto sogno.

Zamoranotiravainporta

giovedì 6 gennaio 2022

Terza categoria

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Categoria di solitari seri ma non tristi, malaticci nell’incedere, ma in realtà con la sana idea in testa di cosa fare col pallone. Roba rara e quando la vedi sta roba la riconosci subito. Magari hanno un tatuaggio sbagliato o che non c’entra niente ma quelli sono così. Non chiedono pazienza ma la vogliono. Sono anche leggermente fuori moda ma chi se ne frega.

Il sudamericano uno secco e moro sempre zitto sempre serio. Prendeva la partita molto molto seriamente. Menava. Crossava da dio ma proprio di tattica e disciplina non se ne parlava. Un rimprovero lo prendeva male. Pareva di avergli offeso ataualpa o suo nonno inca. La risposta era l’orgoglio esagerato. Giocava con una bandana azzurra e una maglietta di tom e jerry con la scritta how to catch a mouse.

Oppure lo stopper Goffredo. 53 anni basso e tarchiato dotato di una forza sovrumana. Zoppicava. Risoluto e cocciuto piuttosto avrebbe preferito morire che farsi scappare un centravanti. Che infatti non gli scappava mai.

Il mediano uno che vendeva la frutta al mercato. Alto. Capelli unti e arruffati. Scartava chi voleva e tirava in porta da lontano. Lo trovavi al bar tanto aveva la borsa sempre in macchina. Montava su e si accendeva una sigaretta: dove si gioca?

Il portiere ti aspettava già al campo. Le punizioni le voleva senza barriera. Voleva vedere chi le calciava e gli diceva sempre qualcosa tipo sbrigati che mica voglio fare notte. E le parava tutte. Poi passava qualcosa che solo lui vedeva e faceva una cappella ma nessuno gli diceva mai qualcosa. Era l’unico che stava in porta e questo chiudeva ogni discorso. 

Quello bravo lavorava coi computer. Bassotto elegante, testa alta, scatti brevi non avrebbe passato la palla mai ma te ci speravi sempre. Gli tiravano i falli e sorrideva. Ma la palla, quella, non la passava. 

Mai. 

Zamoranotiravainporta.