martedì 12 giugno 2018

El Mundial del pueblo


Speriamo che vincano i poveri. che vincano i popoli. che le nazioni sappiano dare quello che il fainancialferplei toglie al calcio. speriamo che contino grinta e orgoglio e che se ne vada affanculo la corsa e la potenza. speriamo che le grandi storie che stanno dietro a sconosciuti sudamericani prevalgano sulle performance milionarie. speriamo che la lentezza dei gesti tecnici vinca sulle scriminature tutte uguali, che qualche pancetta si riveda e qualche culo basso faccia un gol alla ghermuller. speriamo. è un'occasione di riscatto per il pallone che così com'è ha rotto i coglioni. e non parlo di procuratori, e di vacanze in posti del cazzo (quelli sono i giornalai che ne fanno cronaca) parlo di storie. vere storie di calcio. vogliamo vedere il giuoco del calcio nella sua mirabile bellezza, senza le proteste continue e i dolori simulati per qualche entrata da catecheti. dove sono? dove sono? dove sono gli eroi della giocata, gli ercole dell'entrata fallosa, dove cazzo sono quelli sporchi e cattivi? e dove sono gli spocchiosi ma bravi di un tempo, prepotenti con ragione perché molto più bravi degli altri? E gli umili servitori dei fuoriclasse? dove sono i ruoli? dove sono i terzini, i liberi, i mediani, i registi? speriamo che questo mondiale che giustamente viene giocato anche senza l'italia, rimetta le cose a posto. sarà difficile, ma non impossibile. il calcio in fin dei conti ha memoria. E come un corso d'acqua, tu gli fai i dispetti e lui si rimette a posto da solo, gli cambi il suo corso naturale e lui nel tempo ti frega e ritorna a scorerre dov'era. il calcio è un fiume. Ha memoria.

zamoranoaspetta

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